MISTERI DELLA GLORIA
Primo Mistero
Gesù è risorto

La preghiera di Maria:
Gesù, Gesù! Non torni ancora?
La tua povera Mamma non resiste più a saperti là morto.
Tu l’hai detto e nessuno ti ha capito.
Ma io ti ho capito!
“Distruggete il Tempio di Dio ed Io lo riedificherò in tre giorni”.
Questo è l’inizio del terzo giorno.
Oh!
mio Gesù!
Non attendere che sia compiuto per tornare alla vita, alla Tua Mamma che ha bisogno di vederti vivo per non morire ricordandoti morto, che ha bisogno di vederti bello, sano, trionfante, per non morire ricordandoti in quello stato come ti ho lasciato!
Oh!
Padre!
Padre!
Rendimi il Figlio mio!
Che io lo veda tornato Uomo e non cadavere, Re e non condannato.
Dopo, lo so, Egli tornerà a Te, al Cielo.
Ma io l’avrò visto guarito da tanto male, l’avrò visto forte dopo tanto languore, l’avrò visto trionfante dopo tanta lotta, l’avrò visto Dio dopo tanta umanità patita per gli uomini.
E mi sentirò felice anche perdendo la Sua vicinanza. Lo saprò con Te, Padre Santo, lo saprò fuori per sempre dal dolore.
Ora invece non posso, non posso dimenticare che è in un sepolcro, che è là ucciso per tanto dolore che gli hanno fatto, che Egli, il mio Figlio-Dio, è accomunato alla sorte degli uomini nel buio di un sepolcro, Egli, il tuo Vivente.
Padre, Padre, ascolta la Tua Serva.
Per quel “sì”…..
Non ti ho mai chiesto nulla per la mia ubbidienza ai Tuoi Voleri; era la Tua Volontà, e la Tua Volontà era la mia; nulla dovevo esigere per il sacrificio della mia a Te, Padre santo.
Ma ora, ma ora, per quel “sì” che ho detto all’Angelo messaggero, o Padre, ascoltami!
Egli è fuori dalle torture, perchè tutto ha compiuto con l’agonia di tre ore dopo le sevizie del mattino.
Ma io sono da tre giorni in questa agonia. Tu lo vedi il mio cuore e ne senti i palpiti.
Il nostro Gesù l’ha detto che non cade piuma di uccello che Tu non la veda, che non muore fiore nel campo che Tu non ne consoli l’agonia col tuo sole e la tua rugiada.
Oh, Padre, io muoio di questo dolore!
Trattami come il passero che rivesti di nuova piuma e il fiore che scaldi e disseti nella Tua pietà.
Io muoio assiderata dal dolore.
Non ho più sangue nelle vene.
Una volta è divenuto tutto latte per nutrire il Figlio Tuo e mio; ora è divenuto tutto pianto perchè non ho più Figlio.
Me l’hanno ucciso, ucciso, Padre, e Tu sai in che modo!
Non ho più sangue!
L’ho sparso con Lui nella notte del Giovedì, nel Venerdì funesto. Ho freddo come chi è svenato. Non ho più sole, poichè Egli è morto, il Sole mio santo, il Sole mio benedetto, il Sole nato dal mio seno per la gioia della Sua Mamma, per la salute del mondo.
Non ho più refrigerio, perchè non ho più Lui, la più dolce delle fonti per la sua Mamma che beveva la Sua Parola, che si dissetava della Sua presenza.
Sono come un fiore in una arena dissecata.
Muoio, muoio, Padre santo.
E di morire non ne ho spavento, poichè anche Egli è morto.
Ma come faranno questi piccoli, il piccolo gregge del Figlio mio, così debole, così pauroso, così volubile, se non c’è chi lo sorregge?
Sono Nulla, Padre.
Ma per i desideri del Figlio mio sono come una schiera d’armati. Difendo, difenderò la Sua Dottrina e la sua eredità così come una lupa difende i lupicini.
Io, agnella, mi farò lupa per difendere ciò che è del Figlio mio e, perciò, ciò che è Tuo.
Tu lo hai visto, Padre. Otto giorni or sono questa città ha spogliato i suoi ulivi, ha spogliato le sue case, ha spogliato i suoi giardini, ha spogliato i suoi abitanti e si è fatta roca per gridare:
“Osanna al Figlio di Davide, benedetto Colui che viene nel nome del Signore”.
E mentre Egli passava sui tappeti di rami, di vesti, di stoffe, di fiori, se lo indicavano i cittadini dicendo: “E' Gesù, il Profeta di Nazareth di Galilea. E' il Re di Israele”.
E mentre ancora non erano appassiti quei rami e la voce era ancor roca da tanto osannare, essi hanno mutato il loro grido in accuse e maledizioni ed in richieste di morte, e dei rami staccati per il trionfo hanno fatto randelli per percuotere il tuo Agnello che conducevano alla morte.
Se tanto hanno fatto mentre Egli era fra loro e parlava loro, e sorrideva loro, e li guardava con quel suo occhio che stempra il cuore, e ne tremano persin le pietre se ne son guardate, e li beneficava e li ammaestrava, che faranno quando Egli sarà tornato a Te?
I Suoi discepoli, lo hai visto.
Uno lo ha tradito, gli altri sono fuggiti.
E' bastato che Egli fosse percosso perchè fuggissero come pecore vili, e non hanno saputo stargli intorno mentre moriva.
Uno solo, il più giovane, è rimasto.
Ora viene l’anziano.
Ma ha già saputo rinnegare una volta.
Quando Gesù non sarà più qui a guardarlo, saprà permanere nella Fede?
Io sono un nulla, ma un po’ del mio Figlio è in me, ed il mio amore mette il colmo alla mia manchevolezza e la annulla.
Divengo così qualcosa di utile alla causa del Tuo Figlio, alla Sua Chiesa, che non troverà mai pace e che ha bisogno di mettere radici profonde per non essere divelta dai venti.
Io sarò Colei che la cura.
Come ortolana solerte veglierò perchè cresca forte e diritta nel suo mattino. Poi non mi preoccuperà morire. Ma vivere non posso se resto più a lungo senza Gesù.
Oh!
Padre, che hai abbandonato il Figlio per il bene degli uomini ma poi lo hai confortato, perchè certo l’hai accolto sul Tuo seno dopo la morte, non lasciarmi oltre nell’abbandono.
Io lo patisco e lo offro per il bene degli uomini.
Ma confortami, ora, Padre.
Padre, pietà!
Pietà, Figlio mio!
Pietà, divino Spirito!
Ricordati della tua Vergine!.
Le guardie vegliano il sepolcro.
Nel cielo si affaccia, venendo da profondità sconosciute, una meteora splendentissima, che scende, palla di fuoco di insostenibile splendore.
Le guardie alzano il capo stupite, anche perchè, con la luce, viene un boato potente, armonico, solenne, che empie di sè tutto il Creato.
Viene da profondità paradisiache.
E' l’alleluia, il Gloria Angelico, che segue lo Spirito del Cristo che torna nella sua Carne gloriosa.
Entra nel buio Sepolcro, che si fa tutto chiaro della sua luce indescrivibile, e mentre questa permane sospesa nell’aria immobile, lo Spirito si riinfonde nel Corpo immoto sotto le funebri tende.
Sotto il sudario e la sindone la Carne gloriosa si ricompone in bellezza eterna, si desta dal sonno di morte, ritorna dal “niente” in cui era, vive dopo essere stata morta.
Quando muove il primo passo allora realmente è la Luce che ha preso corpo.
Non è la povera luce della Terra, non la povera luce degli astri, non la povera luce del sole.
Ma la Luce di Dio:
tutto il fulgore paradisiaco che si aduna in un solo Essere e gli dona i suoi azzurri inconcepibili per pupille, i suoi fuochi d’oro per capelli, i suoi candori angelici per veste e colorito, e tutto quello che è, di non descrivibile con parola umana,
il sopraeminente della Ss. Trinità, che annulla con la Sua Potenza ardente ogni fuoco del Paradiso, assorbendolo in Sè per generarlo nuovamente ad ogni attimo del Tempo eterno,
Cuore del Cielo che attira e diffonde il Suo Sangue, le non numerabile stille del Suo Sangue incorporeo:
i beati, gli angeli, tutto quanto è il Paradiso:
l’amore di Dio, l’amore a Dio, tutto questo è la Luce che è, che forma il Cristo Risorto.
